Viaggia dentro di te.
Ritrovati. Risplendi.
Ritrovati. Risplendi.
Quando incontro una persona per la prima volta, non so mai quale sarà il motivo che l’ha portata nel mio studio. Anche per me, il primo incontro è ricco di emozioni: mi trovo davanti ad un nuovo viaggio, quello verso le esperienze, i pensieri, le sofferenze e, perché no, anche delle gioie di un altro essere umano.
A volte, la persona non riesce a definire il disagio che vive e, il mio primo obiettivo, sarà quello di dargli una mano a trovare le parole per farlo. Il punto di partenza è proprio questo: “che cosa la spinge a richiedermi una consulenza?”
Successivamente, in linea con quanto riportato nel PDM-2 (“Manuale Diagnostico Psicodinamico”, a cura di V. Lingiardi e N. McWilliams, 2018), è importante che da terapeuta io l’aiuti a capire il suo funzionamento psicologico come sistema generale e come questo sia collegato ad una certa vulnerabilità rispetto un determinato tipo di sofferenza.
A mio avviso, il sintomo va conosciuto, bisogna capire come gestirlo, come far sì che non si auto alimenti, ed è necessario attivare un cambiamento più profondo e radicale. Per cercare quindi di cucire una psicoterapia a “misura di persona” mi riservo di fare degli incontri di conoscenza e valutazione alla fine dei quali condivido le riflessioni, le strategie e i possibili tempi del percorso che molto spesso possono essere, al contrario di quanto si pensa, brevi.
Il primo obiettivo è sicuramente una remissione del sintomo, ma solo se corroborato da un cambiamento a vari livelli, capace di portare ad un benessere a lungo termine. Integro questa metodologia di lavoro con l’efficace tecnica dell’EMDR per lavorare sui traumi del passato che continuano ad influenzare il presente, impedendo alla persona di vivere nel qui e ora.