Ultimamente tu e il tuo compagno o compagna sembrate vivere su due pianeti diversi. Tu dici una cosa, l’altro capisce tutt’altro. Sai che se andrete avanti così starete sempre più male e, forse, vi lascerete.
Avete quindi valutato di iniziare un percorso di coppia, ma non sai come affrontarlo. Ti darò ora alcune informazioni che spero ti possano essere utili.
La psicoterapia di coppia: premesse
La coppia è ovviamente formata da due persone che portano nella stanza del terapeuta le loro esperienze, vissuti, delusioni, ferite, crisi e personalità. A mio avviso il primo compito è capire quanto la componente individuale possa pesare sulla coppia e se, in prima battuta, abbia senso lavorare prima su quella. Intendo: se uno dei due partner soffre di una particolare forma di sofferenza psicologica e psichiatrica, sarà primario affrontare tale urgenza. Il terapeuta potrà ovviamente consigliarvi in questo.
Allo stesso tempo, se uno dei due partner ha una relazione extraconiugale non è possibile lavorare sulla coppia poiché la persona non investirà il cento per cento delle sue energie nel lavoro proposto. Meglio orientarsi prima su un percorso individuale di natura “chiarificatrice”. Ci tengo a precisare che tale impostazione non è condivisa da tutti gli approcci, nel seguirla, io faccio riferimento al modello di J. Gottman che ritengo una valida guida all’interno di un tema molto complesso e articolato.
Il secondo punto fondamentale è che sia tu che il tuo partner avete diritto ad esprimere i vostri vissuti che sono indiscutibilmente validi. Il terapeuta quindi non è un giudice che deve stabilire chi “ha ragione” ma è lì per far capire il ruolo che ognuno ha nel mantenimento del conflitto all’interno della coppia. Non si vuole dare la colpa a nessuno, ma semplicemente ognuno può ripartire assumendosi le sue responsabilità, chiedendosi: “quali sono le cose che anche io posso fare per cambiare questa situazione dolorosa? In che modo faccio soffrire l’altro?” Credimi, se queste premesse ci sono, siete quasi a metà strada!
Gottman (“Dieci principi per una terapia di coppia efficace”, 2017) sostiene che spesso le coppie si rivolgono ad un terapeuta circa sei anni dopo l’inizio della crisi e questo fa arrivare le persone in un momento in cui stanno molto male e hanno perso le speranze che le cose possano migliorare a causa del forte dolore che si sono causate. Riaccendere la speranza sarà il terzo importante punto che un terapeuta ha bisogno di saper trasmettere.
La coppia: quali comportamenti alimentano le ferite
Sembra che esistano degli importanti “predittori” della fine di una storia che sono la critica, il disprezzo, l’ostruzionismo e l’atteggiamento sulla difensiva; i primi due vengono usato come “armi” per attaccare l’altro e gli altri come “scudi” per difendersi. A casa, come in terapia, sarebbe meglio lasciare tutto questo a casa!
Infine, la ricerca scientifica ha evidenziato che quando una persona vive un momento di arousal fisiologico diffuso, evento molto probabile quando ci sentiamo molto arrabbiati, si limitano le nostre capacità cognitive e, in quel momento, non riusciamo a pensare con chiarezza, ad essere creativi nel trovare una soluzione ad un problema, ad essere empatici, ad usare l’umorismo, ad ascoltare l’altro e tutto verrà vissuto come un probabile attacco nei nostri confronti. In queste situazioni è importante provare in primis a calmarsi per poi procedere con la discussione (ho scritto “discussione” e non litigio, mi raccomando!)
Conclusioni
In questo breve articolo ho cercato di raccontarti alcuni problemi che si possono incontrare durante un percorso di coppia. Ti sei ritrovato in uno o più punti?
Se sì, e sei disponibile assieme al tuo partner a capire come cambiare tutto questo, non esitare ad iniziare un percorso!